Nel territorio dunale dei Macconi, la coltivazione protetta di prodotti ortofrutticoli cominciò ad essere presa in considerazione sin dagli inizi degli anni trenta del secolo scorso.
Nel 1931 Ignazio Lutri di Scicli in un suo libro dal titolo “Il pomodoro primaticcio nel litorale di Scicli” richiamandosi ad alcuni esperimenti realizzati da alcuni agrari del piacentino, riferiva che questi erano riusciti a ottenere, in serre coperte in vetro e riscaldate da termosifoni, pomodori primaticci che, immessi nel mercato, generavano ragguardevole profitto. A tal proposito il dott. Lutri concludeva:
“Ora tutto ciò, e colla certezza di maggiori e migliori risultati, dovrebbe farsi e deve farsi, da noi. Da noi però non è il caso di ricorrere a delle serre calde e ciò grazie alla luce e al tepore del nostro clima meridionale. Basterebbe preparare una fredda serra qualunque…”
Furono infatti avviati a Scicli tentativi di produzione di primaticci, non in serre realizzate in legno e coperte da costoso vetro, ma in serre realizzate con canne e coperte da artigianali stuoie. Riferendosi a ciò il maestro Filippo Consolino, nel suo Don Chisciotte reincarnato ci dice che anche a Vittoria furono avviati simili tentativi nella produzione di primaticci:
"Ad un tratto si seppe che nella vicina Scicli, posta come Scoglitti in prossimità del mare, da terreni quasi simili, si producevano con apposita e accurata coltivazione dei bellissimi pomodori primaticci, che, a fine primavera venivano inoltrati nelle città del settentrione, ove erano pagati a prezzo così caro da compensare le spese di coltivazione e lasciare un largo margine di guadagno ai produttori… Allora i possidenti dei terreni vicino a Scoglitti si misero all’opera e ora tali terre, come tu sai, sono ricercatissime e costituiscono una vera ricchezza per chi le possiede, perché si prestano ancora per piselli, carciofi, zucche primaticce, che prima della guerra andavano a finire anche all’estero e principalmente in Germania dove erano pagati a prezzo d’oro!"
In considerazione di ciò Consolino auspicava l’arrivo di una nuova era caratterizzata dalla umana volontà tesa a costringere la natura a produrre di più e meglio anche in terreni poveri e difficili da coltivare come quelle dei Macconi perché spazzati dal vento marino e bruciati dal salmastro:
"Sulla spiaggia che da Scoglitti va a Gela - concludeva Consolino - vi è un lungo tratto di terreni quasi abbandonati, sia perché mancano le strade, sia perché costituiti in prevalenza di sabbia! Tali terreni di dune marine più o meno pianeggianti o coperti di vegetazione in qualche parte, abbondano di molte acque nel sottosuolo a circa un metro di profondità! …Se poi si considera che questi terreni si trovano sulle spiagge del Mediterraneo e nella parte più a sud della Sicilia, si potrebbe tentare la coltura dei primaticci da esportarsi nell’Europa settentrionale… Molte delle vostre dune mobili del vostro mare, per tanti secoli, neglette e abbandonate, in balia dei venti marini, come terreni buoni a niente, ora, mercé apposite cure, sono in qualche parte coltivabili e produttive! …l’umanità è arrivata ad una svolta per cui appare quasi visibile l’orizzonte d’una nuova luce per costringere la terra a produrre di più e molto abbondantemente. La pioggia, il caldo e la ricchezza umifera, che sono i maggiori coefficienti di ogni produzione, si creano già artificialmente con le irrigazioni artificiali, le riparate, le serre e le concimazioni, mentre si studia, con una buona probabilità di riuscita, per trovare un rimedio contro la grandine, il gelo e i venti impetuosi, che sono le maggiori rovine delle produzioni agricole!"
Se si pensa che Consolino scrive nel 1952, la sua appare come una profezia che nel giro di qualche decennio si sarebbe realizzata in tutto il litorale dei Macconi che va dalla Fossanera, presso il fiume Dirillo, sino Pachino.